I falsi miti su bambini e regole e le istruzioni per l’uso: è il tema del secondo incontro di “Tra il dire e il fare c’è di mezzo…amare”, il ciclo di appuntamenti a supporto della genitorialità organizzato da Pulcini&Co, la divisione di Elior dedicata ai servizi per l’infanzia e il welfare aziendale.
Dopo l’organizzazione dello spazio in casa a misura di bambino, i professionisti di Pulcini&Co hanno accompagnato i genitori a comprendere meglio il mondo delle regole, sfatando un po’ di luoghi comuni.
Regole: istruzioni per l’uso
I bambini sono molto abitudinari e hanno bisogno di paletti chiari. Le regole, infatti, sono confini che si allargano man mano che i piccoli crescono, creando un perimetro entro il quale possono muoversi sicuri. Sono efficaci e importanti perché danno sicurezza e prevedibilità, creando una routine.
Come gestire le regole
Per gestire al meglio le regole, ecco alcuni consigli dagli esperti di Pulcini & Co:
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Avere uno sguardo benevolo: a volte ci si spazientisce probabilmente perché abbiamo aspettative troppo alte rispetto all’età del bambino.
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Devono essere poche, ferme e concrete: “Metti in ordine camera tua” è troppo generico, meglio dire “Metti le macchinine nella scatola blu”.
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Posizionarsi a livello di bambino mentre gli si parla.
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Esprimere le regole in positivo: meglio dire “camminiamo piano” piuttosto che “non correre”.
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Prediligere domande del tipo “Ora ci mettiamo il cappotto, fai da solo o ti aiuto?” piuttosto che “Stiamo per uscire, ti metti il cappotto? perché potrebbero più facilmente portare a un rifiuto.
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Argomentare le regole in modo adeguato in base all'età dei bambini.
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Fare un check su come stiamo emotivamente in quel momento rispetto alla regola che si sta per dare. Domandarsi: “Sono in grado di sostenere il suo rifiuto?” Se la risposta è no, meglio chiedersi se quella regola è così indispensabile oppure possiamo rinviarla ad un altro momento.
I falsi miti sulle regole
Ci sono una serie di falsi miti sulle regole ben radicati tra i genitori e che andrebbero invece scardinati.
Ti devono ascoltare
“Mio figlio non mi ascolta mai”: alzi la mano quel genitore che non ha mai pronunciato una frase del genere. Il primo falso mito è proprio quello dell’ascolto: a volte ci dimentichiamo che un bambino di tre anni ha tempi di attenzione limitatissimi. Per lui, un discorso anche solo di pochi minuti crea confusione. Il suo cervello è sensoriale e pratico: non ha la capacità di riflettere sul comportamento e trarne conclusioni.
Che fare quindi? Essere concreti senza dilungarsi e creare le condizioni affinché faccia le cose da solo. Se vogliamo che un bambino si vesta da solo, la sera prima prepariamo insieme a lui i vestiti da indossare.
Giocare con i figli è un obbligo
C’è la convinzione diffusa che un bravo genitore è quello che gioca con i suoi bambini. Ma per un bambino è importante giocare con i suoi coetanei, non con gli adulti.
Il ruolo del genitore è organizzare lo spazio di gioco in modo intelligente e commisurato alle reali esigenze del bambino in base all’età. Se si torna la sera stanchi dopo una giornata di lavoro, giocare insieme potrebbe eccitarlo troppo e posticiparne il sonno. Meglio accompagnarlo a lavare i denti, leggergli una storia o raccontargli cosa si è fatto al lavoro.
Chiedi il loro parere
I bambini hanno bisogno di imparare buone abitudini, non di prendere decisioni al posto di mamma e papà. Questo perché il loro cervello non è pronto a essere bombardato di richieste. Meglio evitare di chiedere loro “Vuoi questo o quello?”, perché significa assegnargli una responsabilità per la quale non hanno gli strumenti e la competenza.
Non vale, ovviamente, quando si tratta di scegliere i giochi: in questo caso, sanno perfettamente che cosa li diverte e interessa di più.
Parlare ai figli come se fossero adulti
Convincere un bambino di tre anni ad andare a letto spiegandogli tutti i vantaggi di un corretto riposo non è mai una scelta vincente. Il suo cervello non ragiona come quello degli adulti e la sua soglia di attenzione è molto limitata.
L’apprendimento più efficace passa attraverso l’esempio concreto piuttosto che l’utilizzo di troppe parole