Food trend 2020: come sono cambiate le nostre abitudini a tavola
Prestiamo più attenzione al benessere, leggiamo le etichette, acquistiamo prodotti per intolleranti al glutine e al lattosio, prediligiamo cibi di qualità, soprattutto le Dop, e abbiamo aumentato il consumo di proteine e fibre: sono questi i food trend che indicano come stanno cambiando le nostre abitudini a tavola e, di conseguenza, al supermercato.
A dirlo sono i dati dell’Osservatorio Immagino di Nielsen GS1 Italy, che fotografano un’Italia sempre più concentrata a mangiare meglio e consumare in modo più consapevole: trend alimentari ai quali ha contribuito anche il lockdown, facendoci riscoprire il piacere di cucinare a casa partendo dalle materie prime anziché dai piatti già pronti.
Le nuove abitudini alimentari italiane
Quali sono allora le nuove abitudini alimentari italiane? I dati riportati nella settima edizione dell’Osservatorio Immagino si riferiscono a una base di 112mila prodotti di largo consumo, che rappresentano l’82% di quanto venduto in Italia nel 2019 da ipermercati e supermercati.
Proteine superstar
Se il 2018 è stato l’anno delle fibre, nel 2019 le vere superstar sono le proteine. Sono infatti il nutriente che ha avuto la crescita più elevata nei dati dell’Osservatorio, registrando quindi una nuova tendenza nelle abitudini alimentari degli italiani.
A cosa è dovuto l’aumento? Semplicemente consumiamo più prodotti associati al concetto di salutismo, come uova di galline, mozzarelle di latte vaccino, affettati, formaggio grana, carni bovine, carni avicunicola, yogurt magro, biscotti integrali e frutta secca senza guscio.
Parallelamente continua a calare il consumo di carboidrati (zuccheri in primis), che rimangono comunque protagonisti dei menu nostrani, e rimane stabile il valore energetico medio di quel che mettiamo nel carrello della spesa.
Italiano è meglio
“Made in Italy”, “100% italiano”, “Solo ingredienti italiani”, “Prodotto in Italia”: nel 2019 oltre 20mila referenze presenti sugli scaffali dei supermercati recava in etichetta un’indicazione di italianità. Tradotto in numeri, significa che oltre il 25% dei ricavi del totale alimentare rilevato dall’Osservatorio richiamava sul pacchetto il suo essere un prodotto italiano.
Del resto, l’Italia è il paese europeo con il maggior numero di prodotti agroalimentari di origine e a indicazione geografica riconosciuti dall’Unione Europea: un tesoro costituito da 299 prodotti alimentari tra Dop, Igp, Stg oltre a 524 vini e liquori Docg, Doc e Igt.
Questo è uno dei trend più evidenti dell’ultimo periodo ed è legato a diversi fattori: da un lato l’orgoglio per il made in Italy, il rimando a una tradizione, a gesti, ricette e modi di lavorare che si tramandano nei secoli, così come la promessa di un’esperienza all’altezza della fama della cucina italiana nel mondo.
Dall’altro, il richiamo all’italianità è legato all’entrata in vigore di normative nazionali che hanno esteso a una serie di prodotti l’obbligo di indicare in etichetta il luogo in cui è avvenuta l’ultima trasformazione oltre a quello di coltivazione e allevamento della materia prima prevalentemente utilizzata. È il caso, per esempio, di latte e prodotti lattiero-caseari, conserve di pomodoro, riso e pasta di grano duro.
I prodotti “Senza”…
Siamo ormai abituati da qualche anno a trovare al supermercato sempre più prodotti che evidenziano il proprio essere senza qualcosa: senza zuccheri, senza conservanti, senza olio di palma, solo per citarne alcuni.
Nel 2019 si nota un aumento nella produzione di prodotti “free from” anche se rimane stabile il consumo. A voler guardare, però, tra i nuovi trend alimentari quelli emergenti, possiamo dire che nel 2019 le new entry sono state soprattutto due:
- Non fritto: claim il cui volume d’affari è cresciuto del 6,1% e comparso soprattutto sui panetti croccanti, estrusi di mais e formaggio, prodotti panati e frutta secca senza guscio
- Senza lievito: il giro d’affari in questo caso è aumentato del 2% e il claim è apparso su piadine, farine, miscele e sostitutivi del pane
…e i prodotti “Con”
Se fa bene agli affari evidenziare sul packaging dei prodotti l’assenza di determinati ingredienti o lavorazioni, viceversa è egualmente remunerativo segnalare al consumatore che quel che sta acquistando vanta l’aggiunta di nutrienti considerati benefici per l’organismo.
Un esempio? Omega 3, vitamine, calcio, fibre, ferro, fermenti lattici, probiotici, proteine, potassio. E lo stesso funziona con la scritta “integrale”. Il claim più importante? Rimane “fibre”: la vendita di prodotti che lo riportano sul pacchetto è infatti aumentata di oltre il 6%.
Glutine e lattosio vade retro
Mangiamo meglio, quindi, ma siamo anche più attenti alle nostre intolleranze: nel 2019 la vendita di prodotti per intolleranti al glutine e al lattosio ha segnato un nuovo record positivo, superando i 3,7 milioni di euro.
Di pari passo l’onda di prodotti idonei a determinati stili di vita: vegani, vegetariani ma anche halal, kosher e biologico.